Hybrid working will look very different when it is not conducted under COVID conditions. The issues that will affect people’s day-to-day working lives and how these will be contested have largely been ignored. We need to debate what we want from our working lives – and more widely our homes and our communities – and we need to do it now.
Sul magazine The Conversation nei giorni scorsi è stato pubblicato un lungo articolo che esplora i perché e i ‘come’ del lavoro remoto – che ha invaso il nostro mondo negli ultimi due anni (praticamente) – impattando su moltissimi aspetti della vita di tutta la società.
Il cambiamento è stato talmente pervasivo che è opportuno cominciare ad interrogarsi su come affrontare il futuro, quando molti sceglieranno di lavorare per sempre o anche solo parzialmente da remoto e non tra le pareti dell’ufficio. E come questo aspetto impatterà su quelle realtà che vedono chi lavora “lontano dagli occhi del padrone” marginalizzati rispetto a chi continuerà a presentarsi quotidianamente in ufficio.
Dobbiamo cominciare, come società, un dibattito consapevole per una migliore realtà del mondo del lavoro, cogliendo i benefici di entrambe le modalità di lavoro. Personalmente, infatti, se oggi mi venisse data una scelta sceglierei la forma del lavoro ibrido… del tipo 2 giorni in ufficio e 3 remoti. I benefici goduti in termini di minor stanchezza, minore stress, ed anche di risparmio economico (lasciando ferma l’auto risparmiando quasi due ore di traffico al giorno, e facendo i pasti a casa) sono stati tangibili in questi mesi…